Ambiente&Clima

"Altro che tradizioni, in Veneto l'ideologia del vino sta distruggendo il paesaggio"

Un docente spiega perché i suoi studenti hanno realizzato "Apocalypse Wine", il cortometraggio (censurato) che critica sbancamenti e distruzione di boschi in nome della vigna

Lo scorso anno il cortometraggio Apocalypse Wine ha dato uno scossone al mondo della viticoltura in Veneto. Il video è stato girato da una classe della quarta di meccanica dell’Isiss Luciano Dal Cero di San Bonifacio, guidata dal docente di lettere Simone Gianesini. Spinta dalla "retorica del vino", sostengono gli alunni, vengono incoraggiate sperimentazioni di viticoltura meccanizzata a quote troppo alte, anche grazie a terreni a basso prezzo, dove finora c'erano prati per l'alpeggio e il fieno. Il video evidenzia come il nuovo Paesaggio delle valli nei dintorni di Verona, trasformato dai vitigni, sia in realtà "incongruo" con storia e tradizioni locali. Una teoria che ha determinato censure e aspre critiche nei confronti dei ragazzi. AgriFood Today ha intervistato il professor Gianesini per capire meglio origini e conseguenze di questa vicenda.

Nel video si parla di "paesaggio vampirizzato". In cosa consiste e da dove nasce questa riflessione?

In classe avevo mostrato la trasformazione mostruosa sulle colline sotto Verona a causa dell'imporsi della monocoltura della vite, che ha divorato il paesaggio che ancora resisteva e costituiva lo sfondo della vita dei loro genitori o anche solo dei fratelli maggiori. I ragazzi sono rimasti scandalizzati dal confronto tra il paesaggio di cui loro avevano esperienza e quello conosciuto fino a dieci anni prima. Per quantificare questa differenza, posso dirle che in Veneto siamo passati in una decina d'anni da 63mila ettari di vigneti ai 100mila rilevati dai dati Istat 2022.

I protagonisti del video contestano la viticoltura "eroica" rivendicata dal Cervin (Centro ricerche e studi per la viticoltura di montagna). Perché?

Nella bassa collina c'è sempre stata una convivenza tra la vite ed altre colture, mentre la vite era assente nella fascia dalla media collina in su, dove c'erano seminativi, prati per il pascolo o boschi. Adesso invece la troviamo anche lì, grazie ad interventi che spesso ricevono anche finanziamenti europei. La chiamano "viticoltura eroica", ma in realtà è fatta di disboscamenti e sbancamenti, con un impatto ambientale spaventoso. I vigneti di oggi vengono predisposti per la raccolta meccanizzata, quindi devono essere molto estesi e privi di interruzioni. Prima c'erano linee di cresta visibili, mentre oggi le ruspe abbattono e trasformano il paesaggio.

Da dove nasce l'idea di occuparvi della viticoltura industrializzata?

Stavamo discutendo di paesaggio e biodiversità, inseriti dallo scorso anno nell'Articolo 9 della Costituzione. Gli alunni hanno esperienza concreta delle trasformazioni del paesaggio a causa del dominio della vite, ma ci siamo resi conto che questo fenomeno non è isolato. Ci siamo confrontati su come in altre parti d'Italia situazioni simili abbiano come protagonisti ad esempio le speculazioni edilizie o il turismo.

E come siete passati a filmare Apocalypse wine?

Era passata una circolare su un bando della Regione, realizzato in collaborazione con le pro loco, in cui si chiedeva la celebrazione dell'enogastronomia e dei prodotti agricoli. A quel punto ho proposto alla classe le riflessioni del filosofo Marcuse, che evidenzia come il Potere sfrutti un potente mezzo di persuasione, cioè quello di celebrare l'esistente senza lasciare spazio al sogno. I ragazzi hanno deciso quindi di partecipare al bando, ma evitando l'operazione servile di celebrare l'esistente, realizzando invece una vera operazione culturale. Abbiamo quindi sviluppato un cortometraggio che tenta di sabotare lo spirito del bando, mettendo in mostra le criticità di questa viticoltura.

Si è parlato di una vera e propria censura nei vostri confronti. Chi l'avrebbe operata? Quali sono state le conseguenze per lei o per i suoi studenti?

Dopo la fine dei termini del concorso, i ragazzi hanno trasformato il video in una versione in bassa risoluzione, che ha iniziato a circolare su whatsapp. È finito su Youtube perché caricato dai responsabili di un'associazione sportiva, che realizza attività itineranti sul territorio. Da quel momento è sorto un vespaio. Diverse persone, tra cui agricoltori e rappresentati istituzionali, hanno protestato e inviato minacce più o meno velate all'associazione, per cui il video è sparito dalla pagina. Dalla censura operata abbiamo capito che avevamo quantomeno sfiorato il problema. Visto che ormai circolava liberamente altre persone lo hanno caricato su internet. Solo quest'anno la preside ha autorizzato una proiezione a scuola nel corso di un'assemblea d'istituto.

I testi del video sono molto curati. Avete seguito un processo particolare per redigerli?

Ho sottoposto ai ragazzi dei testi di Pasolini, Zanzotto e Marcuse. Tutti intellettuali che hanno affrontato questa tematica. Li ho aiutati poi nella stesura, ma posso dire che questo risultato è stato possibile solo grazie ad una classe particolarmente brillante, sia a livello della riflessione che della critica. Hanno dimostrato delle capacità di cui i loro detrattori non sarebbero capaci, perché sono riusciti a comprendere in profondità la realtà che li circonda. Questi ragazzi sono di gran lunga migliori rispetto alla percezione avvilita che ci consegnano dei test come quelli Invalsi.

Giorgia Meloni ha proposto un "liceo del Made in Italy". Come vede questa idea ?

Si tratterebbe di una mera celebrazione dell'esistente, del potere e dell'asservimento. Si prova ad imbrigliare l'incredibile ricchezza del nostro Paese in un liceo così connotato e celebrativo del capitalismo esistente, che non lascerebbe spazio alla capacità critica. Sarebbe un liceo che non prevede rotture di scatole.

Intanto lei in un Istituto tecnico propone filosofi e poeti...

Noi insegnanti non possiamo pensare di stare formando degli operai, ma menti critiche che abbiano consapevolezza di vivere in un mondo che riescono a capire. Questo compito negli Istituti tecnici spesso è relegato agli insegnanti di lettere o di lingue. Troppo poco. I ragazzi spesso si rendono conto che quello che viene loro proposto è un modello del loro futuro asfittico e desolante, che li qualifica come lavoratori prima del tempo, ma alcuni restano purtroppo persuasi da questo meccanismo e si adeguano.

Tornando al video, non si può negare che una larga fetta di ricchezza del Veneto derivi dall'agroalimentare...

Il video non è un lavoro contro la viticoltura né gli agricoltori, che spesso sono le prime vittime di questi processi, specie chi ha piccole aziende familiari. Il saccheggio nei confronti del paesaggio avviene soprattutto ad opera di grandi società che gestiscono aziende fino a 600 ettari iper-meccanizzate. Il rapporto coi dipendenti è di 10/12 lavoratori ogni 100 ettari. È una leggenda che i benefici di questa economia siano abbastanza diffusi da permettere di mantenerci numerose famiglie. Lo ha dimostrato anche una recente inchiesta di Rainews dove si vede come gran parte dei lavoratori impiegati siano degli stagionali sottoposti a caporalato e lavoro schiavile. La ricaduta positiva sulla società è da ridimensionare perché è il frutto di una vulgata che impone una visione univoca: quella dei grandi proprietari.

E come si impone a sua avviso?

Queste persone fanno del paesaggio un palcoscenico della loro visione economica del mondo. Poi finanziano comuni e media locali per imporla. Il cittadino che va a fare una degustazione o legge i giornali finisce col pensarla esattamente come chi vuole proiettare quel teatro sul paesaggio, ma senza godere degli stessi benefici, anzi.

È passato quasi un anno dall'uscita del video. Qualcuno ha preso le distanze da questa visione dominante?

Purtroppo la società pensante fatica molto ad ottenere voce in capitolo, ma dal basso si sta muovendo tanto. Ci sono arrivati messaggi fin dalla Germania o dalla Sicilia di cittadini che condividono una visione alternativa. Nelle Valli si è formato un comitato ribattezzato Articolo 9, che nulla ha a che fare con me o coi ragazzi, che cerca di controbilanciare la vulgata dominante affinché si possano approcciare i luoghi in maniera diversa, senza soccombere all'ideologia del vino.


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