Ambiente&Clima

Pesticidi, otto Stati membri provano a ostacolare la direttiva che punta a ridurne l'utilizzo

Secondo ambientalisti vari governi starebbero facendo ostruzionismo a una riforma che porterebbe a una maggiore trasparenza sull'effettivo uso. Tra loro Spagna, Olanda e Ungheria

L'obiettivo dell'Ue è di ridurre l'uso dei pesticidi del 50% entro il 2030

Un gruppo di Stati membri starebbe boicottando il piano comunitario per la riduzione dell'uso dei pesticidi, cercando di impedire la raccolta di dati sull'uso dei di questi prodotti da parte degli agricoltori. L'Ue ha inserito nei punti chiavi del Green Deal la riduzione dell'uso dei pesticidi del 50% entro il 2030, una misura considerata essenziale per fermare la perdita di biodiversità e proteggere la salute delle persone. Tuttavia, a mancare sono proprio i dati significativi su quali pesticidi vengono utilizzati e dove, quando e in quali quantità per produrre il nostro cibo. A fare ostruzionismo un gruppo di nazioni tra cui Olanda e Spagna, secondo una denuncia lanciata dal Pesticide Action Network (Pan) Europe e dall'organizzazione ambientalista Global 2000 - Friends of the Earth Austria.

Cosa chiede il nuovo regolamento

Proprio in questi giorni si sta discutendo del regolamento sulle statistiche sugli input e output agricoli (la proposta Saio), presentata dalla Commissione europea. La norma richiederebbe agli Stati membri di presentare le statistiche sull'uso dei pesticidi a Eurostat su base annuale, anziché ogni cinque anni come avviene attualmente. Inoltre sarebbero tenuti a raccogliere dati dai registri già esistenti delle aziende agricole, invece che sulla base di indagini volontarie effettuate su un campione più o meno rappresentativo di aziende. Infine, le aziende agricole sarebbero tenute a trasmettere i loro registri elettronicamente, una pratica che avviene già di frequente, ma che diventerebbe obbligatoria. In pratica, il regolamento imporrebbe un sistema più efficiente, rapido e radicale nel monitoraggio dell'uso dei pesticidi. Secondo il report ambientalista, denominato "Taking Aim with a Blindfold on" (Prendere la mira con una benda sugli occhi), mentre il Parlamento europeo avrebbe conservato e migliorato gli elementi chiave della proposta sulla raccolta dati sui pesticidi, alcuni Stati membri nel Consiglio Ue avrebbero invece provato a diluire la proposta in diversi modi.

Chi c'è dietro la proposta "annacquata"

Secondo le previsioni di Pan e Global 2000, se prevalesse la posizione del Consiglio, il monitoraggio diventerebbe inefficace e sarebbe impossibile raggiungere l'obiettivo di riduzione dei pesticidi dell'Ue entro il 2030. Le due Ong, che hanno avuto accesso ad alcuni documenti non ufficiali, sostengono che alla guida di questa sorta di boicottaggio ci sono i rappresentanti di dieci Stati membri. Gli emendamenti, erosivi della proposta della Commissione, inizialmente sarebbero stati presentati in modo coordinato da: Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Ungheria, Irlanda, Paesi Bassi, Polonia, Slovenia e Spagna. Partita col sostegno di un manipolo ridotto, la posizione 'annacquata' del Consiglio va ora verso un'ampia maggioranza. "Dietro le porte chiuse, gli Stati membri hanno combattuto una corsa al ribasso", afferma Natalija Svrtan, ricercatrice di PAN Europe, denunciando: “È vergognoso che il Consiglio agisca in modo così distruttivo su un'importante legislazione sulla biodiversità".

Cambio di rotta di Berlino

Un piccolo cambiamento di rotta però è stato rilavato. Durante l'ultimo mandato del Consiglio hanno votato contro la proposta “annacquata” sia Germania che Austria, due Paesi che in precedenza erano stati in prima linea nel "Gruppo dei Dieci". Nel caso dei tedeschi, il cambiamento di posizione è avvenuto con il recente cambio di governo, guidato da Olaf Sholz con il supporto di una maggioranza di socialisti, verdi e liberali. “È un vantaggio che la Germania, un Paese che era in prima linea nel sabotare la proposta legislativa, stia ora agendo in modo costruttivo" dice Burtscher-Schaden, biochimico di Global 2000 e co-autore del rapporto. Nel caso dell'Austria, le motivazioni sarebbero meno chiare. Al momento le posizioni del Consiglio e quelle del Parlamento sono molto distanti, ma gli autori del report sono cautamente ottimisti sui negoziati nel trilogo, anche grazie al presidente Emmanuel Macron, che sta guidando il suo Paese nel corso del semestre europeo e che pochi mesi fa si era espresso in modo netto contro i pesticidi. "Il fatto che la Francia, un Paese che non era attivamente coinvolto nell'annacquamento, abbia ora la presidenza del Consiglio è un vantaggio”, spiega Helmut Burtscher-Schaden. Solo pochi giorni fa il ministro dell'Agricoltura francese Julien Denormandie aveva spinto l'Ue a una linea dura sui pesticidi, non solo nella produzione interna ma richiedendo misure più rigide anche sulle importazioni da Paesi extra-Ue. Una posizione necessaria, secondo Parigi, per evitare che gli agricoltori europei siano penalizzati rispetto ai produttori dei Paesi fuori dal blocco dei 27, ma che potrebbe far impennare ulteriormente i prezzi dell'alimentare, già gonfiati dall'inflazione.


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