Ambiente&Clima

In Francia scatta lo stop a imballaggi di plastica per frutta e verdura

Mele, arance, porri, zucchine e melanzane incluse nella misura, che dovrebbe eliminare un miliardo di confezioni. Le aziende avranno sei mesi per smaltire involucri residui. Eccezioni solo per alimenti deperibili e grandi quantità

Foto Credit Ministero agricoltura francese

Un miliardo di confezioni da eliminare. Con questo obiettivo, il primo gennaio 2022 è entrato in vigore in Francia il divieto di imballaggi di plastica per molte tipologie di frutta e verdura. La misura fa parte di un piano più ampio, volto alla graduale eliminazione della plastica monouso entro il 2040. Macron, nell'ambito di quella che ha definito una "rivoluzione verde", aveva già vietato cannucce, bicchieri e posate di plastica, nonché scatole da asporto in polistirolo a partire dal 2021.

Per ortaggi e verdure, il divieto riguarda svariate categorie, tra cui, ad esempio: porri, zucchine, melanzane, peperoni, cetrioli, patate ed altri tuberi, nonché la famiglia dei cavoli. Nell'ambito della frutta, basta plastica anche per mele, pere, banane, arance, clementine, kiwi, mandarini, limoni, pompelmi, prugne, meloni e ananas. Resistono alcune eccezioni. Al momento, infatti, è ancora possibile utilizzare buste di plastica per i prodotti più deperibili e delicati, come le fragole, e per quantitativi oltre un chilo e mezzo.

Dal divieto è esente anche la frutta lavorata. Per carote e funghi la plastica resta autorizzata fino al 2023, mentre per i frutti rossi la proroga è valida fino al 2026. Durante la spesa, come alternativa, i clienti potranno provvedere a portare essi stessi appositi contenitori o utilizzare quelli forniti dai punti di vendita, a pagamento o in maniera gratuita.

È stato calcolato che circa il 37% dei prodotti ortofrutticoli in Francia siano venduti in confezioni di plastica, il cui utilizzo è stato definito “spropositato” dal ministero dell'Ambiente nell'annunciare la legge. Gli imballaggi dovranno essere eliminati del tutto o sostituiti con materiale riciclabile o riutilizzabile, ma non deve trattarsi di plastica riciclata, anch'essa bandita. Le imprese del settore non hanno gradito particolarmente, visto che avranno sei mesi di tempo per esaurire le scorte di involucri non più considerati legali.

"Non siamo mai stati consultati", ha affermato Laurent Grandin, capo di Interfel, associazione di categoria dei produttori di frutta e verdura. Per Grandin, i costi delle nuove norme sarebbero "insormontabili". James Launay, dirigente di un'impresa di imballaggi, ha dichiarato a BfmTv che per acquistare una macchina che applica involucri di cartone, sostitutivi di quelli in plastica, sono necessari almeno 100/120 mila euro. Nel frattempo, Elipso e Polyvia, associazioni che rappresentano 3.500 aziende del settore dell'imballaggio, hanno fatto appello al Consiglio di Stato, lamentando che la norma rappresenta una distorsione del mercato comune, dato che il divieto si applica solo in Francia. D'altra parte, dovrebbe aumentare il giro d'affari delle aziende che producono confezioni in carta e cellulosa.


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