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Sulla barbabietola francese tornano i neonicotinoidi, i pesticidi 'killer' delle api

Potrebbero essere autorizzati per combattere una malattia virale. Ambientalisti denunciano che la causa reale è il crollo del prezzo dello zucchero, privo di sussidi europei dal 2017

In Francia potrebbero essere autorizzati nuovamente sulla barbabietola i pesticidi neonicotinoidi, particolarmente nocivi per gli insetti impollinatori come le api. Vietati in Europa dal 2018, secondo un progetto presentato a un comitato di sorveglianza del Parlamento, potrebbero essere utilizzati l'anno prossimo su circa 40 mila ettari destinati alla barbabietola da zucchero. In realtà, una deroga ne ha consentito l'uso già lo scorso anno, perché le piantagioni erano minacciate da una malattia virale trasmessa da un afide, una tipologia di insetto.

Il raccolto del 2021 ha già subito perdite significative a causa dell'uso di erbicidi non conformi, erroneamente presenti nei prodotti usati da molti coltivatori. Secondo i dati consegnati al Ministero dell'Agricoltura, questi "incidenti di fitotossicità" hanno colpito 1.139 aziende in tutte le regioni in cui si coltiva la barbabietola da zucchero, su un totale di circa 15mila ettari. Oltre 1,2 milioni di tonnellate di barbabietole sono andate perciò distrutte o riciclate come carburante.

Virus si diffonde con clima mite

La decisione si basa anche sull'analisi delle previsioni meteorologiche stagionali, che all'80% prevedono un inverno particolarmente mite, favorevole al ritorno precoce di questi insetti. Il dato è stato confermato dal rappresentante dell'Istituto nazionale di ricerca francese per l'agricoltura, l'alimentazione e l'ambiente (Inrae). Le associazioni ambientaliste del consiglio di sorveglianza hanno invece protestato contro un altro anno di deroga. L'agronomo Jacques Caplat, membro dell'associazione Agire per l'ambiente, ha obiettato che le previsioni meteorologiche stagionali sono notoriamente fragili e che la pressione virale, stimata dalle campagne di campionamento, quest'anno sarebbe molto bassa. Nel 2021 il virus è stato trovato con certezza solo in 7 delle 264 parcelle analizzate. La sua diffusione è stata quindi pari a circa il 2,6%, mentre nel 2020, i virus erano stati rilevati in 117 dei 170 appezzamenti campionati in quel momento, quindi circa il 69% dei casi. I dati però danno luogo ad incertezze, perché in parte riguardano appezzamenti di colza, apparentemente meno esposti alla propagazione del virus.

I deputati che si battono per la deroga, sostengono che essa autorizza, ma non obbliga, gli agricoltori a ricorrere a questi pesticidi. Gli ambientalisti sostengono invece che il ricorso ai neonicotinoidi è motivata dalle forti tensioni causate nel settore dalla fine dei sussidi dell'Ue, che ha fatto crollare i prezzi dello zucchero europeo. Questi sono scesi da circa 500 euro per tonnellata nell'estate del 2017 a circa 300 euro nel febbraio 2019. Il Ministero dell'agricoltura francese ha assicurato però che il settore è in ripresa e che a settembre il costo si attestava intorno ai 408 euro per tonnellata. "Con la ri-autorizzazione dei neonicotinoidi, ci troviamo in una situazione assurda in cui cerchiamo soluzioni agronomiche distruttive per problemi economici che sono stati creati dal nulla, per ragioni puramente ideologiche", ha dichiarato a Le Monde l'agronomo Caplat. La speranza per l'eliminazione definitiva di questi pesticidi risiede nel piano di ricerca e sviluppo varato nel 2020. Gli studi si concentrano su strumenti di bio-controllo naturali e lo sviluppo di varietà di barbabietole resistenti ai virus del giallume.


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